La bocciofila Italiana di Forumosa

Un piccolo angolo di Italianita’ in queste lande desolate, sentiamoci liberi di discutere di qualsiasi cosa nella nostra lingua, tutti sono benvenuti ad intervenire con creanza ed educazione come sempre.

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I’m feeling hungry.

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Decisione a mio parere assolutamente corretta, come se qua uno si presentasse all’HHRO per fare domanda senza spiaccicare una parola di cinese e senza aver passato il test di lingua e di cittadinanza.

Ahime’ alcune parti invece prenderanno sicuramente le difese di questa signora che in piu’ di 20 anni di residenza in Italia non ha mai imparato la lingua. Mi chiedo cosa possa apportare la naturalizzazione di questo tipo di immigrati.

Chi difendera’ questo tipo di situazioni e’ spesso anche lo stesso tipo che emigrando in un altro Paese pretende di continuare o a parlare solamente la propria lingua senza alcun interesse ad imparare la lingua ospite (nel caso di soggiorni di lungo periodo o di definitivo domicilio in loco) o a parlare tipo Inglese in un Paese ove non e’ lingua principale od ufficiale (e qua a Taiwan ne abbiamo molti esempi).

Penso che per l’esempio di Taiwan possano trovare delle scuse deboli. Per esempio il sistema di scrittura difficile o il manera che certi locali insisteno à usare l’inglese con gli stranieri.

Per l’esempio Italiano mi chiedendo come sia anche possibile…20 anni… Questo deve esse una tipo di talento speciale?

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Posso concordare che la scrittura cinese non sia facile da imparare, ma se uno ha l’intenzione di stabilirsi qua, beh mi spaventa anche solo l’idea di vivere in un posto ove non capisco cosa leggo o cosa sento.

Qua posso addurre molti esempi di taiwanesi o altri immigrati in Paesi come gli Stati Uniti, Canada, Australia, dove pure acquisiscono la cittadinanza (magari per nascita o matrimonio od altro) e comunque non parlano Inglese.
Non serve un talento, basta rimanere nella bolla della comunità di propri connazionali e si “vive” senza integrarsi (vedonsi i casi delle tensioni razziali in Belgio, o nelle banlieue francesi, o nei quartieri periferici svedesi, o nelle zone etniche britanniche).

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Ah, mi immagino di si. Mi fa ricordare una racconto corta di Albert Camus, uno di i personaggi e una vecchia che e nata in, e ha passato tutta a sua vita in Algeria, ma in qualche motivo non capisce una sola parola di l’arabo. Egli implica - lo sto solo immaginando adesso - che era una situazione artificiale che he stata rinforzata dalla sua non identificazione subconscia con l’ambiente circostante.

Immagino che deve anche esse almeno in parte rinforzata da una sorta di status di minoranza visibile che face il pubblico trattare a persona cume un outsider.

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